“La mia benedizione accompagnerà sempre questa immagine”
Il modello originario di questa icona è l’icona della Madre di Dio di Vladimir del XII sec., ora conservata a Mosca.
L’icona della Madre di Dio della Tenerezza (o Elousa) appartiene al gruppo dellaBrephocratousa (“Colei che porta il Bambino”) e mostra un atteggiamento di mutua e affettuosa sollecitudine tra Madre e Figlio. Maria e il Bambino si abbracciano in modo intenso e si accarezzano; i loro volti si ravvicinano guancia a guancia in una dolce espressione di umano affetto.
L’icona manifesta i sentimenti di tenerezza vicendevole tra la Madre e il Figlio, ma rivela anche i sentimenti della mestizia e della paura. Lo sguardo intenso e gli occhi leggermente sbarrati intendono esprimere il penetrante dolore della Madre che già conosce il destino del Figlio; il Bambino invece con la posizione del suo corpo e con le braccia protese verso il collo della Madre sembra cercarne la protezione.
Il patire della Madre per il Bambino si trasforma, in questa icona, in materna e tenera preoccupazione per tutte le creature. Il termine stesso eleousa, oltre a esprimere l’affetto reciproco tra la Madre e il Figlio, designa appunto l’atteggiamento amoroso della Madre volto a suscitare la pietà (eleos) e la misericordia del Figlio verso i fedeli. Si può quindi dire che questo tipo iconografico mette in rilievo l’affetto che lega Madre e Figlio in vista del bene da elargire ai fedeli.
Il Bambino che Maria tiene in braccio è il Verbo di Dio incarnato; è Gesù Cristo, come indicato dal monogramma IC XC; Egli è “Dio da Dio” come mostrato dall’assist del suo manto (l’assist – tratteggi dorati – è simbolo della divinità); è l’Uno della Trinità, come indicato dal monogramma O ΩN iscritto nell’aureola e significante il nome stesso di Dio rivelato a Mosè sul Sinai; Egli è il Maestro perché porta il clavo sulla spalla. È il Salvatore, cui allude la croce inserita nel nimbo.
La Madre di un tale Bambino è sì Maria di Nazareth, ma anche la Theotokos, laAeiparthenos e la Panaghia. Theotokos: Maria è la Madre di Dio, per questo nell’icona compare l’appellativo mhthr theou, o il monogramma corrispondente di MP θΥ. Aeiparthenos: Maria è la Semprevergine: la sua verginità è simboleggiata dal velo omaphorion, e dalle tre stelle che ornano la fronte e le spalle (una è coperta dal Bambino). Panaghia: Maria è la Tuttasanta che porta il Panaghion, o Tuttosanto tra le braccia. La santità è designata soprattutto dall’aureola.
Il modello originario di questa icona è l’icona della Madre di Dio di Vladimir del XII sec., ora conservata a Mosca.
L’icona della Madre di Dio della Tenerezza (o Elousa) appartiene al gruppo dellaBrephocratousa (“Colei che porta il Bambino”) e mostra un atteggiamento di mutua e affettuosa sollecitudine tra Madre e Figlio. Maria e il Bambino si abbracciano in modo intenso e si accarezzano; i loro volti si ravvicinano guancia a guancia in una dolce espressione di umano affetto.
L’icona manifesta i sentimenti di tenerezza vicendevole tra la Madre e il Figlio, ma rivela anche i sentimenti della mestizia e della paura. Lo sguardo intenso e gli occhi leggermente sbarrati intendono esprimere il penetrante dolore della Madre che già conosce il destino del Figlio; il Bambino invece con la posizione del suo corpo e con le braccia protese verso il collo della Madre sembra cercarne la protezione.
Il patire della Madre per il Bambino si trasforma, in questa icona, in materna e tenera preoccupazione per tutte le creature. Il termine stesso eleousa, oltre a esprimere l’affetto reciproco tra la Madre e il Figlio, designa appunto l’atteggiamento amoroso della Madre volto a suscitare la pietà (eleos) e la misericordia del Figlio verso i fedeli. Si può quindi dire che questo tipo iconografico mette in rilievo l’affetto che lega Madre e Figlio in vista del bene da elargire ai fedeli.
Il Bambino che Maria tiene in braccio è il Verbo di Dio incarnato; è Gesù Cristo, come indicato dal monogramma IC XC; Egli è “Dio da Dio” come mostrato dall’assist del suo manto (l’assist – tratteggi dorati – è simbolo della divinità); è l’Uno della Trinità, come indicato dal monogramma O ΩN iscritto nell’aureola e significante il nome stesso di Dio rivelato a Mosè sul Sinai; Egli è il Maestro perché porta il clavo sulla spalla. È il Salvatore, cui allude la croce inserita nel nimbo.
La Madre di un tale Bambino è sì Maria di Nazareth, ma anche la Theotokos, laAeiparthenos e la Panaghia. Theotokos: Maria è la Madre di Dio, per questo nell’icona compare l’appellativo mhthr theou, o il monogramma corrispondente di MP θΥ. Aeiparthenos: Maria è la Semprevergine: la sua verginità è simboleggiata dal velo omaphorion, e dalle tre stelle che ornano la fronte e le spalle (una è coperta dal Bambino). Panaghia: Maria è la Tuttasanta che porta il Panaghion, o Tuttosanto tra le braccia. La santità è designata soprattutto dall’aureola.
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