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martes, 20 de agosto de 2013

Capire la scrittura corsiva (indagine paleografica)


Capire la scrittura: 
l'approccio delle scienze cognitive
Maria GURRADO
GLM n° 58, Année 2012, fasc.1.
http://www.palaeographia.org/glm/glm.htm?art=neuroscienze




a scrittura è un'abilità cognitiva molto complessa: essa implica la gestione contemporanea di svariati processi motori e cognitivi volti al controllo simultaneo di dita, polso e braccio, così come della vista, della memoria, dell'attenzione …
La ricerca attorno alla scrittura è ampiamente interdisciplinare e coinvolge, accanto agli storici dei fatti grafici, esperti in scienze cognitive, neuroscienze, ingegneria informatica, pattern recognition, psicologia sperimentale, ingegneria biomedica, neuropsicologia, neurologia, scienze forensi e scienze dell'educazione.
Questo articolo si propone di tracciare un panorama sintetico dei principali filoni di ricerca sviluppati nell'ambito delle scienze cognitive e della psicologia sperimentale con l'intento di attirare l'attenzione dei paleografi sulle modalità di percettive dei fenomeni grafici e, allo stesso tempo, sulle dinamiche soggiacenti alla stessa realizzazione grafica. Attraverso la definizione delle linee portanti di un settore di indagine frammentato, s'intende invitare il paleografo ad una riflessione sistematica centrata sulla scrittura nella sua globalità (realizzazione/lettura, gesto/percezione).
Le scienze cognitive sono state definite " une tentative contemporaine, faisant appel à des méthodes empiriques pour répondre à des questions épistémologiques fort anciennes, et plus particulièrement à celles concernant la nature du savoir, ses composantes, ses sources, son développement et son essor " [1]. Si tratta di un insieme di discipline nate ufficialmente attorno agli anni cinquanta del secolo scorso negli Stati Uniti (al Massachussetts Institute of Technology e all'Università Harvard, Center for Cognitive Studies) e a Ginevra (Centre international d'épistemologie génétique). L'esordio francese si farà aspettare ancora quarant'anni: negli anni novanta è costituito a Lyon l'Institut des sciences cognitives, al fine di incoraggiare e coordinare la ricerca interdisciplinare fondata sulla psicologia cognitiva e sulle neuroscienze [2].
L'interesse verso l'aspetto cognitivo della scrittura non è assente dalla tradizione degli studi paleografici, anche se, all'epoca in cui esso emerse apertamente, le scienze cognitive erano ancora ad uno stadio embrionale rispetto allo sviluppo attuale. Fu soprattutto prima degli anni novanta del secolo scorso, passati alla storia come " il decennio del cervello ", che i paleografi mostrarono i primi segni di apertura interdisciplinare. A cominciare da Giorgio Costamagna, che per primo denunciò la " considerazione incompleta della natura del segno grafico " e la mancanza d'interesse non solo verso le ricerche in anatomia e fisiologia, ma anche per la psicologia sperimentale della scrittura [3]. Allo stesso modo, Jacques Stiennon, fin dalla sua tesi di dottorato sulla scrittura nella diocesi di Liegi [4], ma in special modo nell'introduzione al suo manuale di paleografia medievale [5] faceva riferimento alla fisiologia della mano e del cervello, insistendo sulla molteplicità dei fattori che contribuiscono al risultato del gesto del copista. Per ultima Colette Sirat, alla fine degli anni ottanta del secolo scorso, esplorava i meccanismi cerebrali all'origine del gesto di copia e raccomandava un approccio transdisciplinare della scrittura [6].
La rivoluzione cognitiva, determinata negli anni novanta del secolo scorso dal progresso folgorante delle tecniche di imaging biomedico, non ha ricevuto, per il momento, alcuna eco in campo paleografico. Ci si riferisce, in particolare, ai risultati ottenuti mediante la tecnica di RMF (Risonanza magnetica funzionale) che permette di osservare il funzionamento del cervello attraverso la visualizzazione delle risposte di diverse aree cerebrali a stimolazioni cognitive indotte dalle attività di lettura o scrittura. In realtà, gli esperimenti condotti sulla scrittura, intesa come " azione di scrivere ", sono molto meno numerosi di quelli relativi alla lettura. Le cause risiedono, probabilmente, nell'obbligo d'immobilità che tale tecnica impone e che è difficilmente conciliabile con la scrittura (per la scrittura cf. soprattutto i lavori di Marieke Longcamp) [7].
Solo molto recentemente, l'attenzione dei paleografi verso gli sviluppi delle ricerche in campo cognitivo sembra riaccendere i " vecchi " auspici di un approccio globale allo studio della scrittura. La possibilità di identificare gli elementi base della scrittura - recentemente sperimentata con discreto successo sulle scritture medievali [8] -, si coniuga con l'intenzione, più volte dichiarata da Marc Smith, di analizzare l'evoluzione storica del fenomeno grafico al fine di riconoscere il ruolo del movimento nei cambiamenti subiti dalla morfologia dei caratteri. La " neuropaleografia " si profilerebbe dunque come una delle nuove frontiere della ricerca paleografica [9].
La ricerca nel campo delle scienze cognitive è molto spesso basata sul metodo sperimentale, ovvero sulla discussione dei risultati di esperimenti condotti in laboratorio. Com'è noto, tale metodo implica la ricostruzione, fattizia, della realtà esterna e la coscienza lucida dei limiti epistemologici che tale metodo comporta. Se oggetto degli esperimenti è la scrittura (intesa non solo come atto di scrivere ma anche come oggetto da osservare, da " leggere ") l'insufficienza della ricostruzione del contesto in cui essa ha luogo costituisce un'evidenza per lo storico della scrittura. Inoltre, l'ambizione di esaminare, tendenzialmente, un solo fattore alla volta frantuma la complessità dell'azione in un numero imprecisato (e forse non precisabile) di osservazioni, nessuna delle quali di valenza assoluta : generalmente, gli esperimenti si concentrano su uno o due fattori alla volta, rendendo impossibile, di fatto, un'interpretazione globale che tenga conto dei fenomeni non osservati. Del resto, molto più che in ambito umanistico, i risultati degli esperimenti - a loro volta fondati sulla dimostrazione logica - lungi dal sollevare consensi unanimi, sono oggetto di continue critiche e discussioni (e non è raro che lo stesso autore riveda la sua ipotesi di partenza). In conclusione, solo l'analisi delle correlazioni fra l'insieme dei fattori individuati potrebbe permettere una descrizione organica su cui fondare, eventualmente, l'esplorazione paleografica della scrittura.
Fornire un panorama esaustivo ed aggiornato delle ricerche concernenti la produzione e la percezione della traccia scritta non è cosa facile. Semplificando all'estremo, si possono identificare due fasi principali: la prima, lunga un trentennio, ha inizio durante gli anni cinquanta del secolo scorso, la seconda, abbozzata negli anni ottanta e tuttora in corso, si sviluppa soprattutto in concomitanza con i progressi tecnologici di cui sopra. In particolare, se le prime ricerche si erano concentrate sulla descrizione delle caratteristiche della traccia grafica, l'impiego delle nuove tecniche digitali permette il focalizzarsi dell'attenzione sull'interpretazione dei dati che la definiscono in termini di processi cognitivi e motori.
L'ANALISI DELLA SCRITTURA: ASPETTI GRAFICI E ANATOMICI
Uno dei principali temi della ricerca grafonomica consiste nella caratterizzazione dei singoli tratti. Distinti essenzialmente in base al verso e all'inclinazione, questi ultimi si declinerebbero in elementi diritti (orizzontali, verticali o obliqui) e curvi (destrogiri o sinistrogiri). In realtà, la traiettoria non è mai perfettamente diritta, si possono bensì individuare alcune deviazioni, non sempre percettibili : nei tratti tendenzialmente diritti, per esempio, potrebbero esistere fino a due deviazioni, nella direzione del movimento, una all'inizio e una alla fine. Queste deviazioni non devono in nessun caso essere considerate tratti a sé stanti, poiché esse non sono prodotte volontariamente [10].
Tratti diritti.
Due sarebbero i sistemi di riferimento coinvolti nella produzione della scrittura: uno anatomico, che favorisce i movimenti diagonali, ed uno geometrico-visivo, che favorisce i movimenti ortogonali (e tra questi, i movimenti verticali sarebbero preferiti a quelli orizzontali). In particolare, alcuni studi suggeriscono che le direzioni oblique siano più influenzate dalla posizione del braccio rispetto alle direzioni ortogonali (nonché dal taglio dello strumento scrittorio, come recentemente dimostrato da D. Muzerelle [11]). Le ricerche sembrano concludere, inoltre, che la posizione del braccio non influenzi tanto la direzione dei tratti obliqui quanto il livello di esecuzione (l'accuratezza) degli stessi. Infine, mentre le caratteristiche anatomiche indurrebbero preferenze per i movimenti diagonali (nello spazio grafico di lavoro), i fattori non anatomici sarebbero i responsabili della preferenza per i movimenti verticali e orizzontali (generalmente, nei destrimani e nelle scritture occidentali, da sinistra a destra). Se questi ultimi sono realizzati estendendo o flettendo mano e dita (rispettivamente per i tratti ascendenti e discendenti) [12], per quanto riguarda i movimenti obliqui, gli esperimenti concludono che, dato un angolo fisso di 135° rispetto al tavolo, i movimenti della mano produrrebbero linee discendenti da destra a sinistra, mentre i movimenti delle dita sarebbero sufficienti a produrre linee discendenti da sinistra verso destra (le linee dall'orientamento intermedio richiederebbero il controllo combinato di mano e dita). Tuttavia, l'inclinazione dei tratti diagonali può essere modificata di qualche grado attraverso la rotazione del palmo o tramite alcuni movimenti di mano e dita. Naturalmente si tratta di un modello semplicistico, dove i gradi di libertà dell'intero sistema della mano e delle dita non sono precisati [13].
Tratti curvi
Sebbene alcuni studi [14] abbiano apportato prove empiriche della tendenza a prediligere movimenti in linea retta per raggiungere un punto x nello spazio, ricerche supplementari [15] hanno permesso di individuare variazioni curve sistematiche per i movimenti nel piano sagittale, ovvero quelli di abduzione e adduzione dell'arto.
Più recentemente, altri esperimenti avrebbero mostrato che sebbene i movimenti da un punto all'altro di un piano orizzontale siano più o meno diritti in direzione perpendicolare da e verso il corpo, essi sono sistematicamente curvi nei movimenti da sinistra a destra [16]. Sulla base di queste scoperte, ci si aspetta che i percorsi delle dita divengano sempre più curvi quanto più ci si allontani dal piano sagittale mediano [17].
Inoltre, la preferenza per il senso antiorario nei tratti curvi sarebbe acquisita tramite la pratica dell'attività scrittoria. Si è constatato, infatti, che inizialmente i bambini traccerebbero istintivamente una circonferenza nel senso delle lancette dell'orologio, mentre col tempo finiscono col preferire il senso opposto. Il cambiamento dell'ordine preferenziale del tracciato sarebbe la conseguenza dell'apprendimento della scrittura - che progredisce verso destra: contrariamente alle lingue che utilizzano l'alfabeto latino, nessun cambiamento di direzione del tracciato è stato osservato nei bambini che imparano a scrivere in ebraico - che si scrive, appunto, da destra verso sinistra [18].
MORFOLOGIA: CONTESTO GRAFICO E EXTRA-GRAFICO (SPAZIALE E ANATOMICO) 
Più che nell'esecuzione di tratti singoli, la più specifica difficoltà della scrittura risiede nella produzione di combinazioni complesse di tratti in diverse situazioni grafiche ed extra-grafiche.
Anche quando eseguita da uno stesso individuo, la scrittura manoscritta è, infatti, estremamente variabile: la forma dell'allografo può essere determinata, allo stesso tempo, dal contesto grafico (per es. la posizione di una parola rispetto alla pagina) e dalla modulazione di fattori spaziali (per es. l'inclinazione del supporto) ed anatomici (per es. la rigidità muscolare).
Contesto grafico
La stessa lettera può avere un'apparenza diversa perché influenzata dalla morfologia dei caratteri limitrofi: non solo la forma e la dimensione, ma anche il ductus di ogni lettera sarebbero influenzati dall'esecuzione delle lettere adiacenti. Inversamente, lettere diverse possono assomigliarsi perché eseguite in modo simile, con la stessa tecnica.
In particolare, alcuni studi [19] hanno evidenziato come la morfologia di una lettera sia influenzata dal carattere immediatamente precedente: esso determinerebbe, in parte, quale particolare variante dell'allografo sarà utilizzata per la lettera successiva.
Inversamente, l'influenza della lettera seguente a quella in corso di realizzazione dimostrerebbe, tra l'altro, che il sistema motorio anticipa la sequenza successiva durante l'esecuzione di ciascuna lettera [20]. Questa particolarità motoria ha il suo equivalente sul piano cognitivo: mostrando il tracciato dinamico di una data lettera, i lettori riescono assai facilmente ad identificare il carattere successivo. C'è quindi un'integrazione implicita e inconscia della maniera in cui le lettere sono tracciate, anche quando sono mostrate ai lettori già tracciate. Una ricerca ha, per esempio, dimostrato come la durata del tratto discendente di " l " di forma corsiva dipenda dal condizionamento spaziale imposto dalla lettera seguente [21].
Inoltre, l'esplorazione delle dinamiche di relazione tra polso e gomito (più strette di quelle intercorrenti tra polso e dita) ha rivelato che, nella progressione verso destra, la connessione polso/gomito viene " adattata " una volta al secondo [20, 22]. Le modifiche, intese come adattamento lungo tutta la pagina, hanno mostrato che i parametri temporali sono condizionati da due variabili indipendenti: la lunghezza della sequenza e la sua posizione lungo la linea di scrittura [23].
Contesto spaziale
Benché lo scrivente sia in grado di compensare eventuali posture non adeguate regolando l'orientamento, l'inclinazione e le dimensioni della scrittura [19], la posizione assunta da chi scrive influenza senza dubbio la scrittura, a seconda che il braccio usufruisca o no di un appoggio o che il corpo sia in posizione instabile [24].
Allo stesso modo, com'è noto, la posizione del supporto scrittorio esercita la sua influenza sul risultato grafico. La trasposizione di una scrittura da un supporto orizzontale ad uno verticale (una lavagna, un muro) implica dei cambiamenti nei meccanismi responsabili della costanza motoria, ovvero del mantenimento di una velocità uniforme nello scrivere: il campo gravitazionale impone accelerazioni diverse nei movimenti verticali (dall'alto verso il basso) e orizzontali (da sinistra verso destra). Sarebbe quindi interessante determinare se movimenti equivalenti intervengano nelle variazioni di dimensione e orientamento delle lettere. In particolare, l'analisi dell'isocronia, ovvero dell'invarianza della durata del movimento rispetto alla scala della scrittura, ha portato recentemente ad identificare due livelli di rappresentazioni astratte alla base della realizzazione grafica : il primo di stampo cognitivo o visuo-spaziale, il secondo inerente l'organizzazione motoria. Gli esperimenti condotti al fine di misurare l'implicazione di tali rappresentazioni nel cambiamento di modulo della scrittura hanno dimostrato che il passaggio da un modulo di scrittura più grande ad uno più ridotto sarebbe più semplice del processo inverso [25].
Contesto anatomico
Alcuni studi inerenti alla scrittura corsiva hanno evidenziato come gli spostamenti orizzontali della penna sono prodotti da escursioni del polso (e, eventualmente, anche dalla rotazione dell'avambraccio attorno al suo asse longitudinale), mentre gli spostamenti verticali sono realizzati tramite escursioni del pollice. Si è altresì dimostrato come la traslazione della mano verso destra, parallelamente alla linea di scrittura, sia realizzata mediante una combinazione dell'estensione del gomito e della rotazione della spalla. La scrittura corsiva latina, caratterizzata dall'esecuzione consecutiva degli allografi, è basata su questo tipo di coordinazione. Inoltre, i risultati delle analisi concernenti la realizzazione di occhielli in sequenza hanno mostrato che, nell'esecuzione di questi ultimi, gli spostamenti verticali sono imputabili alle escursioni del pollice e, più spesso, alla combinazione dell'escursione di polso e gomito [20, 21].
Durante la scrittura, l'implicazione delle forze in gioco è superiore rispetto a quella strettamente necessaria a reggere lo strumento. Diversi studi suggeriscono che il sistema nervoso centrale sfrutta la sinergia delle diverse forze impiegate al fine di ricavare soluzioni specifiche: i movimenti effettuati dalle dita, dalla mano e dal polso sono diversamente combinati allo scopo di ottenere un maggior controllo dello strumento. La sinergia serve anche a trovare soluzioni estemporanee durante il processo scrittorio, adattando continuamente i diversi contributi motori al problema da risolvere (importante, sotto questo aspetto, è il ruolo della vista) [26]. L'equilibrio delle forze coinvolte nel disegno di un cerchio, ad esempio, cambia durante i movimenti (sinistrogiri e destrogiri): la forza aumenta nella fase iniziale del cerchio per diminuire durante quella finale. Infatti, le ricerche incentrate sull'anatomia dell'arto superiore (spalla, braccio, gomito, avambraccio, polso, mano e relative articolazioni) e sulla sinergia tra lo strumento scrittorio e la mano hanno dimostrato come movimenti eseguiti con diverse implicazioni dei fattori motori (spalla, polso) possano produrre esiti sostanzialmente simili.
LE CARATTERISTICHE DINAMICHE DELLA SCRITTURA
L'influenza del gesto sulla forma della scrittura, definitivamente rilevato in campo paleografico da Jean Mallon [27], è cosa ben nota fra gli esperti di neuroscienze cognitive. La consapevolezza dell'esistenza di una parte " in levare " del tratteggio, da alcuni paleografi definito " ductus aereo ", porta a distinguere i tempi della scrittura in movement time up e time down. La scrittura, globalmente intesa come movimento e traccia, si risolve, generalmente, nella proiezione di uno spazio tridimensionale curvo su una superficie bidimensionale [20, 28]. Quando l'attenzione dello studioso si sposta dalla traccia grafica al gesto che la ha generata, quando cioè si considera la continuità del gesto dello scrivere, l'analisi si fa più complessa e, per certi versi, tuttora irrisolta.
Se la maggior parte degli studiosi concorda nel valutare separatamente le diverse caratteristiche della scrittura (forma delle lettere, dimensioni, spazio, allineamento, ecc.) questi indicatori danno solo informazioni parziali sul processo motorio che ha dato origine alla scrittura stessa. Viceversa, l'utilizzazione di misure dinamiche, raccolte grazie alle tavolette grafiche e analizzate elettronicamente, permette di ottenere informazioni supplementari quali la durata del movimento, l'accelerazione, gli stacchi di penna, la pressione esercitata… Benché in gran parte la verifica di tali dinamiche sia notoriamente fuori dalla portata degli studi paleografici, la nozione dell'esistenza di tali fattori costituisce un apporto fondamentale alla comprensione della scrittura medievale.
Velocità, resistenza e frizione
I primi studi, negli anni sessanta del secolo scorso, avevano mostrato che la forza muscolare in gioco durante la scrittura è contrastata da diverse forze meccaniche, quali, ad esempio, la resistenza del supporto e la frizione dello strumento. Successivamente, l'attenzione degli studiosi si è concentrata attorno al controllo di tali fattori: in che misura la forza esercitata durante la scrittura è influenzata dalla lunghezza della parola, dall'inclinazione della scrittura, dalla pressione? E' possibile, per esempio, valutare il grado di velocità a partire dal risultato grafico? In altri termini: in che misura un dato motorio si traduce in un parametro visivo [20, 29]?
Accelerazione
La dinamica dell'accelerazione è indagata soprattutto nel contesto dell'analisi della scrittura corsiva, ad esempio per quel che riguarda lo studio morfologico degli allografi minuscoli " e " e " l ". In entrambi i casi è stata analizzata la sequenza delle fasi di accelerazione e decelerazione (rispettivamente nei tratti ascendenti e discendenti) così come il rapporto tra l'altezza dell'occhiello e la durata del movimento [30].
Ritmo, latenza ed esplorazione
Gli esperimenti hanno mostrato che l'esecuzione di una lettera è preparata secondo una procedura sequenziale che attiva la forma (cioè l'identità della lettera e la sua variante allografica) indipendentemente da fattori dimensionali e spaziali (come la grandezza della scrittura o l'orientamento delle lettere rispetto alla linea base) Sono le qualità più astratte del movimento ad essere programmate in anticipo mentre i fattori di scala possono essere specificati in fieri. Inoltre, l'analisi dei tempi di esecuzione del tracciato ha mostrato che l'"organizzazione" del gesto è solo in parte realizzata prima del primo movimento; la preparazione della lettera successiva, infatti, è realizzata parallelamente all'esecuzione della precedente. La lunghezza totale della sequenza di caratteri è meno correlata ai tempi di esecuzione che al numero dei tratti necessari alla realizzazione dell'insieme della sequenza: sono i caratteri più difficili o poco frequenti che richiedono tempi più lunghi [31].
L'analisi dei micro-movimenti della scrittura ha permesso di individuare un'ulteriore peculiarità della produzione grafica: l'esplorazione della traiettoria. Nel contesto di una produzione grafica, la punta della penna può anticipare la direzione o la forma del tracciato sul piano di scrittura, o addirittura imprimere sul piano uno specifico punto. Questa tappa esplorativa è molto rapida e ha generalmente luogo durante la fase " in levare " del movimento; altre volte, invece, lo scrivente anticipa il punto d'attacco del segmento successivo durante la realizzazione grafica del segmento precedente, in modo da avere un punto di riferimento per l'"ancoraggio" e renderlo quindi più "attrattivo" [32].
Pressione
Sebbene non esistano molti studi a riguardo, le ricerche sembrano indicare che la pressione dello strumento scrittorio sia direttamente proporzionale al grado di "difficoltà" della realizzazione grafica. Quest'ultima potrebbe dipendere, ad esempio dalla morfologia del modello da copiare o dalle dimensioni della scrittura [33].
IL PROGRAMMA MOTORIO 
La crescente disponibilità dei sistemi di registrazione elettronica e di calcolo, necessari allo studio del processo dinamico della scrittura, cosi come lo sviluppo della tecnologia di imaging biomedico, che consente di esaminare in vivo l'attività cerebrale di adulti consenzienti, ha permesso alla teoria psicomotoria di penetrare nel campo del movimento umano. Ciò ha permesso la definizione del concetto di programma motorio, inteso come la rappresentazione astratta di una sequenza ordinata di elementi motori, offre la possibilità di superare lo stadio descrittivo delle caratteristiche della scrittura. Esso autorizza, infatti, l'interpretazione dei processi soggiacenti la produzione grafica, che completa la descrizione basata sugli elementi graficamente osservabili.
L'osservazione di alcuni comportamenti grafici ricorrenti ha dato luogo, negli anni novanta del secolo scorso, alla formulazione di quella che fu definita " grammatica del gesto ". Inizialmente identificate nel contesto della copia di disegni rettilinei [34], tali " regole " furono osservate nel contesto della produzione della scrittura, mostrando la connessione stretta fra disegno e scrittura [35]. Nuove ricerche hanno inoltre mostrato che esse sono sostanzialmente valide nel contesto dell'apprendimento della scrittura e che l'acquisizione di alcuni tratti " sovra-grafici " (quali la direzione sinistra-destra o la continuità dell'esecuzione caratterizzata da ridotti stacchi di penna) modifica le regole iniziali (ad esempio, come già citato, il senso di produzione di cerchi ed occhielli sarebbe orario in età prescolare e antiorario una volta cominciato l'apprendimento della scrittura [36].
Anche se la fondatezza della maggior parte di queste regole resta discutibile, tali osservazioni hanno permesso di individuare alcuni fenomeni relativi alla motricità, quali i tempi più o meno lunghi di latenza e l'incostanza della velocità, che a loro volta lasciano immaginare l'esistenza di una vera e propria tappa di pianificazione gestuale. Tuttavia, le numerose variabili e la moltitudine di combinazioni tra queste e altre variabili esterne (posizione, stato d'animo, abilità, ecc.) non permettono di individuare, a livello motorio, uno schema gerarchico universale. Sostanzialmente, due livelli interverrebbero nella produzione scritta: il livello allografico, destinato a ritrovare in memoria la forma delle lettere (maiuscole, minuscole, a stampatello, in corsivo), ed il livello grafo-motorio, corrispondente al parametraggio e all'esecuzione dei movimenti della scrittura (ovvero allo specifico programma motorio di un allografo che definisce ordine, numero e dimensione dei tratti relativi allo stesso) [37].
Diversi studi suggeriscono, di volta in volta, che l'unità di movimento del programma motorio può essere costituita dal singolo tratto, da un insieme di tratti, da lettere intere e finanche da gruppi di lettere [38]. Altri esperimenti mostrerebbero, del resto, che questa dimensione non sarebbe costante, ma dipenderebbe sia dalla natura del compito che dalla familiarità dello scrivente con il tracciato da eseguire (la firma, ad esempio, sarebbe programmata come una sola unità, mentre per le lettere poco frequenti l'unità potrebbe essere costituita da una successione di tratti) [39].
Tale fenomeno è indagato, nell'ambito della scrittura corsiva, attraverso l'esame del tempo preparatorio e della durata del movimento stesso. I risultati mostrerebbero che l'insieme della lettera può essere guardato come l'unità di movimento della scrittura ma, più probabilmente, quest'ultima sarebbe costituita dall'assemblaggio di elementi-base [38]. Inoltre, la dimensione di un'unità di scrittura dipenderebbe essenzialmente dal tipo di alfabeto (corsivo o a stampatello) e dall'abilità dello scrivente (e, si potrebbe aggiungere, anche dalla lingua, cioè dal rapporto fra fonemi e grafemi). Ancora nell'ambito della scrittura corsiva, l'acquisizione delle capacità grafiche corrisponderebbe ai livelli più alti di assemblaggio dei tratti (una lettera, una sillaba, una parola) e si rifletterebbe nel modo di organizzare i movimenti, dove la combinazione di pochi elementi-base basterebbe a produrre tutte le forme possibili. Si tratterebbe, quindi, dell'acquisizione di rappresentazioni interne di programmi motori, corrispondenti a sequenze motrici astratte e relative alle diverse unità grafiche [40].
In realtà, la nozione stessa di " programma motorio " è stata oggetto di radicali riformulazioni negli ultimi cinquant'anni e non è ancora oggetto di consenso: attualmente, l'interpretazione più accreditata è basata sulla rappresentazione astratta dell'atto motorio, al di là della sua ovvia relazione al fattore muscolare [41]. La preparazione motoria consisterebbe nell'organizzazione ritmica di una serie di tratti orizzontali e verticali: ciò confermerebbe la teoria secondo la quale l'unità di scrittura non sarebbe da identificarsi nel singolo tratto, ma nel " processo metronomico " soggiacente la stessa scrittura [42]. Inoltre, la fase di programmazione della scrittura non si limiterebbe alla fase precedente l'azione, ma si sovrapporrebbe allo stesso processo di esecuzione. Anche la sillaba avrebbe uno statuto particolare durante la produzione della scrittura: il gesto per produrre la prima sillaba di una parola è programmato prima dell'esecuzione del movimento; la scrittura della seconda sillaba è programmata durante l'esecuzione della prima lettera della sillaba precedente. Ciò si tradurrebbe in un aumento sistematico della durata del movimento e della velocità del tracciato della prima lettera della seconda sillaba di ogni parola [43, 44]. Infine, sul programma motorio influirebbero anche le unità linguistiche, a livello sillabico e morfemico - e non fonemico. Il linguaggio orale è, infatti, alla base dello sviluppo della scrittura, della capacità di identificare le lettere, di scrivere fluentemente e di leggere. Diversi studi hanno dimostrato che nei bambini della scuola elementare il tempo di preparazione per l'esecuzione di una lettera corsiva aumenta in caso di lettere con possibilità di confusione con un'altra lettera o cifra, oppure di lettere che dispongono di allografi multipli. Viceversa, il tempo diminuisce per le lettere più frequenti e per quelle che dispongono di allografi differenti in corsivo e stampatello. Le lettere complesse richiedono un tempo di esecuzione maggiore [31].


Allo stato attuale, la concezione di metodi di indagine paleografica derivati da quelli impiegati nelle discipline cognitive resta un territorio inesplorato. Il recente sviluppo di tecniche di analisi della scrittura medievale condotte tramite computer - che costituiscono, forse, l'approccio più innovativo nel campo della metodologia paleografica - non annovera tra i suoi protagonisti alcun esperto in scienze cognitive. Tuttavia, un approccio transdisciplinare permetterebbe forse di ovviare a quello che si delinea come il maggior ostacolo all'interpretazione dei dati forniti dall'analisi delle immagini digitali: l'opposizione irriducibile tra i risultati degli algoritmi e l'analisi paleografica tradizionale. L'obiettivo di sostituire l'oggettività di un cervello elettronico all'apprezzamento soggettivo del paleografo finisce con l'escludere, di fatto, ogni tentativo di comprensione della struttura stessa del giudizio umano. In altri termini : su cosa si basa, esattamente, la percezione di un paleografo quando dice che tale scrittura è " simile " a tal altra? In assenza di elementi grafici caratteristici, cosa permette allo storico della scrittura di proporre una forchetta di datazione più ristretta dell'intero arco cronologico durante il quale tale scrittura è in uso? L'esperienza e la critica storica sono fondate sull'impressione visiva ed è quest'ultima che deve essere compresa nella sua interezza. L'approccio transdisciplinare permetterebbe oggi di approfondire l'espressione del giudizio paleografico e, forse, di identificare meglio i caratteri intrinseci delle manifestazioni grafiche. Poichè non è possibile esaminare la scrittura medievale nel suo farsi (ovvero applicare le tecniche di analisi on-line alla scrittura medievale), la conoscenza delle ricerche volte a precisare la dinamica delle realizzazioni grafiche moderne potrebbe consentire di istituire possibili paralleli tra le scritture antiche e quelle moderne. Si potrebbe, ad esempio, far luce sulle manifestazioni ricorrenti delle realizzazioni corsive al fine di identificare i confini (se di " confini " si può parlare) tra la scrittura corsiva e quella "al tratto". L'interpretazione delle caratteristiche visibili della scrittura medievale sarebbe finalmente completata dalla comprensione globale del gesto scrittorio.
RÉFÉRENCES
1. GARDNER, H. Histoire de la révolution cognitive : la nouvelle science de l'esprit. Paris : Payot, 1993.
2. BARA, F.; GENTAZ, E. "Apprendre à tracer des lettres : une revue de questions." Psychologie française, vol. 55, 2010, p. 129-144.
3. COSTAMAGNA, G. Studi di paleografia e di diplomatica. Rome : Centro di ricerca, 1972. (Fonti e studi del Corpus membranarum Italicarum, 9.)
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6. L'écriture : le cerveau, l'œil et la main. Actes du colloque international du CNRS (Paris, Collège de France, 1988), éd. C. Sirat, J. Irigoin et E. Poulle, Turnhout : Brepols, 1990 (Bibliologia, 10). - Cf. anche: Writing as Handwork : a history of handwriting in Mediterranean and Western Culture, Turnhout : Brepols, 2006 (Bibliologia, 24).
7. LONGCAMP, M. Etude comportamentale et neurofonctionnelle des interactions perceptivo-motrices dans la perception visuelle des lettres : Notre manière d'écrire influence-t-elle notre manière de lire ? Thèse de doctorat en Sciences de la vie - Neurosciences, Université d'Aix-Marseille, 2003.
8. Analyse d'images et paléographie systématique, Communications présentées au colloque international "Paléographie fondamentale, paléographie expérimentale : l'écriture entre histoire et science" (Paris, 14-15 avril 2011), éd. D. Muzerelle et M. Gurrado = Gazette du livre médiéval, n° 56-57 (2011), 2012.
9. SMITH, M. Les formes de l'alphabet latin, entre écriture et lecture, La vie des formes, Colloque de rentrée au collège de France (14 octobre 2011).
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