Un po' di storia sulla Vladimirskaja
L'icona è opera di un ignoto iconografo di Co-
stantinopoli che, probabilmente, l'avrebbe tratta
come copia da un originale, venerato nella chiesa
dell'Eleousa (Vergine della tenerezza), edificata nel
palazzo imperiale da Giovanni II Comneno (1118-1143).
Uno dei più grandi studiosi di arte bizantina,
il prof. Victor Lazarev, non ha avuto titubanza a
ritenerla esemplare fondamentale della pittura
metropolitana di cavalletto del XII secolo».
Quindi, non una semplice copia, ma opera di una
sorprendente maestria e perizia d'arte iconografica.
Questa icona, via mare, fu portata da Costantinopoli
a Kiev nel 1131 quale dono dell'imperatore
per le nozze del principe di quel paese.
Qui rimase per pochi anni, fino a quando cioè
il principe Andrej Bogoljubskij (1119-1175)
alla testa di una potente coalizione di forze delle città
del nord della Russia, cinse d'assedio e mise a sacco
Kiev, impadronendosi così anche dell'icona
e portandosela a Vladimir, nuova sede emergente
politico-culturale dell'epoca.
Durante la terribile invasione tatara, l'icona
divenne il palladio della Russia a causa di numerosi
interventi miracolosi, sfuggendo tra l'altro
a numerosi incendi e devastazioni.
Dopo il 1395 fu solennemente portala Mosca,
ormai centro politico per eccellenza, quale
riconoscimento verso di Lei per la salvezza di Mosca
dall'invasione di Timur i lang (Timur lo sciancato,
il nostro Tamerlano). Per tale perpetuo ricordo fu
istituita una festa il 26 agosto:
«Oggi, luminosa e bella, la gloriosa città di
Mosca accoglie come aurora la tua miracolosa icona,
o Sovrana. A Te accorriamo e supplici t'invochiamo:
"O Regina meravigliosa, Madre di Dio, prega
il Cristo, nostro Dio che da Te ha preso carne, di
conservare questa città e tutte le città e regioni
cristiane, liberandole dalle insidie, e di salvare, quale
Misericordioso, le anime nostre"»
Nella nuova capitale fu da allora venerata quale
Protettrice della Santa Russia: davanti a lei venivano
incoronati gli Zar e consacrati i Patriarchi.
Ben presto però gli abitanti di Vladimir reclamarono
la santa immagine e lo Zar incaricò Andrej Rublëv
di eseguirne una copia da portare a Vladimir.
L'Iconografo si mise al lavoro e sicuramente
prima del 1410 la copia veniva solennemente
portata a Vladimir, dove è attualmente conservata nel
Museo della città. Ma oltre alla copia di Vladimir
ne furono fatte molte altre, richieste da numerose
altre città quali Jaroslavl', Smolensk, Rostov, Kostroma ecc.
La Russia viveva nell'incubo delle invasioni dei
popoli delle steppe che spesso le portavano rovina
e morte, quindi ogni qualvolta se ne paventava una,
dallo Zar all'ultimo dei fedeli, si ricorreva con
fervorose preghiere a Nostra Signora di Vladimir.
Fu così, che per riconoscenza per la liberazione
dall'invasione di Akmet nel 1480, fu istituita una
seconda festa liturgica il 28 giugno, e poi ancora una
terza il 21 maggio perché Mosca fu risparmiata dal-
l'attacco del Khan dell'Orda d'Oro.
<<Quando fu dipinta, per la prima volta, la tua
immagine da Luca, l'araldo dei misteri evangelici,
e ti fu portata innanzi per essere da Te riconosciuta,
conferendo ad essa la potenza di salvare coloro
che ti veneravano, Tu ti sei rallegrata.
Tu sei stata in quel momento come la bocca
e la voce dell'immagine. E noi crediamo veramente (...),
o nostra Regina, che Tu sei con noi in questa immagine»
Nel 1812 la preziosa icona fu portata via da Mosca
per sottrarla all'invasione di Napoleone.
Passata la bufera fu ricollocata nella cattedrale della
Dormizione del Cremlino di Mosca.
Come tutte le immagini più venerate, la nostra
icona dovette subire numerosi interventi di «riconoscenza»
da parte dei suoi fedeli: fu infatti ridipinta
numerose volte e ricoperta di una preziosissima
riza. Fu così che nel 1918 la Commissione
Panrussa di Restauro decise di ripulirla.
«Durante l'opera di restauro si scopri, scrive
il prof. Lazarev che della primitiva pittura
si erano conservati soltanto i volti della Vergine e
del Cristo: tutte le rimanenti parti presentano
ridipinture tarde che hanno alterato
i contorni delle figure»
Dopo tale restauro l'icona, ridotta ad un semplice
oggetto da museo, fu collocata nella Galleria
Tret'jakov di Mosca, mentre la riza, come capolavoro
di oreficeria, si trova nel Museo d'Arte del Cremlino.
NOTE:
V. LAZAREV, Storia de//a pittura bizantina, Torino 1967, p.
204; a p. 257 n. 82 si può trovare una nutrita bibliografia specializzata su questa raffigurazione; cfr. anche
P. EVDOKIMOV, La teolo-
gia della bellezza. I/ senso della bellezza e l'icona, Roma 1971, soprattutto pp. 297-306;
P. GALIGNANI, Il mistero e l'immagine,
L'icona nella tradizione bizantina, Milano 1981, soprattutto pp.
104-106;
G, GARIB, Le icone mariane, Storia e culto, Roma 1987,
soprattutto pp. 154-159;
M. DONADEO, Icone della Madre di Dio,
Brescia 1982.
204; a p. 257 n. 82 si può trovare una nutrita bibliografia specializzata su questa raffigurazione; cfr. anche
P. EVDOKIMOV, La teolo-
gia della bellezza. I/ senso della bellezza e l'icona, Roma 1971, soprattutto pp. 297-306;
P. GALIGNANI, Il mistero e l'immagine,
L'icona nella tradizione bizantina, Milano 1981, soprattutto pp.
104-106;
G, GARIB, Le icone mariane, Storia e culto, Roma 1987,
soprattutto pp. 154-159;
M. DONADEO, Icone della Madre di Dio,
Brescia 1982.
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