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sábado, 8 de junio de 2013

Ashram Cristiani in India

 


Movimento dell’ashram cristiano in India

Il Christian Ashram Movement segna una nuova fase nella storia della Chiesa in India. L’idea di fondare degli ashram venne dapprima da cristiani non cattolici. S. K. Rudra del St. Stephen’s College presentò l’idea di un ashram cristiano alla Bengal Christian Conference del 1910:
Noi abbiamo bisogno di un gruppo di uomini spirituali cristiani eminentemente convinti mediante l’apprendimento e il carattere, a condurre una vita di studio e di contemplazione, ad essere come degli swamis e dei paramhansas, convinti a realizzare un nuovo tipo di santità cristiana, che faccia appello alla nuova India del futuro. Uomini del genere avranno una missione da compiere verso i cristiani indiani come pure verso i non cristiani. Essi offriranno un centro indigeno di autorità e una interpretazione indigena della vita cristiana, basata sul loro autentico carattere cristiano indiano, sull’apprendimento e sulla sapienza. Se essi riusciranno a formare dei veri ashram cristiani, la loro autorevolezza non deriverà da Chiese forestiere, ma dalla loro stessa spiritualità intrinseca. Sarà un titolo posto sopra di loro da Cristo stesso e dal Suo Spirito.
K. T. Paul, che era allora Segretario Generale della National Missionary Society (nel 1912), Narayan Vaman Tilak (nel 1917) e G. S. Duraiswamy (nel 1920) continuarono ed elaborarono l’idea di fondare degli ashram cristiani.
Due pionieri
1. Roberto de Nobili
P. Roberto de Nobili (1577-1656) della Compagnia di Gesù giunse a Goa nel 1605, realizzando il suo sogno coltivato a lungo di andare in India come missionario di Cristo. Il suo Provinciale lo portò nella missione a Madurai nel 1606. Ben presto De Nobili scoprì che la Chiesa in India veniva identificata dagli induisti con la cosiddetta Parangism (estraneità). Perciò egli pensò che la prima cosa da fare fosse quella di liberare il cristianesimo dalla sua “estraneità”. Egli mostrò con chiarezza che non era venuto per distruggere ma per portare a compimento. Poi concluse in modo corretto che non sarebbe mai riuscito ad avvicinarsi al popolo dell’India con uno stile di vita all’Europea e perciò prese la decisione di sentirsi, di parlare e di vivere come fosse un indiano.
De Nobili mirò alla conversione delle élites e si introdusse nel mondo degli studiosi e della cultura. Fu il primo europeo a diventare padrone della lingua degli Indiani, ossia della lingua locale e del sanscrito. Si rese conto che il miglior mezzo per portare a compimento la sua missione era di diventare un Sannyasincristiano e di adottare il costume e lo stile di vita appropriato. Scrisse al Cardinale Bellarmino:
Adesso vivo in una capanna con le pareti di fango e col tetto di paglia, che è più adatto per me e mi rende più felice che se fossi in un ricco palazzo… È necessario osservare tutte queste cose, perché se questa gente non mi vedesse compiere tali penitenze, non mi riceverebbero come uno che può insegnare loro la via al Paradiso, perché è lo stile di vita che osservano i loro stessi maestri. Alcuni di loro anzi vivono una vita ancora più austera.
(Vincent CroninA Pearl to India: The Life of Robert de Nobili, 1959, p. 74).
 La sua residenza di Madurai venne presto trasformata in un ashram. Possiamo chiamarlo il primo ashram cristiano. Il suo stile di vita da ashram attirò molti induisti e un buon numero di loro abbracciò il cristianesimo. A. Sauliere descrive nel modo seguente la vita da ashram di De Nobili:
Il giovane Guru si muoveva attorno nel suo abito color zafferano, con il segno del secondogenito sopra le spalle, con dei grossi anelli che gli pendevano dalle orecchie, e un impasto di sandalo che adornava la sua fronte. Egli era solito sedersi sulla terra con le gambe incrociate al di sotto, alla maniera dei saggi indiani. Era in quella posizione, che ben presto gli divenne familiare, che egli riceveva i visitatori, dava istruzioni e prendeva i suoi pasti, che un cuoco bramino gli serviva su una foglia di platano. I suoi discepoli erano rapiti. Essi sentivano che il loro Guru era uno di loro e che la nuova fede, invece di indulgere a costumanze importate e ripugnanti, si era integrata nel loro stesso stile di vita.
(Padre Roberto de Nobili 1577-1656, 7)
In De Nobili si erano miscelate molte caratteristiche della vita sia degli antichi che dei moderni ashram. Questo pose davvero un buon fondamento al cristianesimo a Madurai e nei suoi dintorni. Anche oggi, De Nobili è una vera ispirazione per tanti missionari di Cristo in India. Tuttavia, come accade di solito, non tutti compresero i suoi adattamenti preveggenti e i suoi tentativi di inculturazione nel campo dell’apostolato.
2. Swami Brahmabandhav Upadhyaya
Bhavani Charan Banerji, conosciuto come Brahmabandhav Upadhyaya, nacque come bramino del Bengala nel 1861. Fin dalla sua prima infanzia, egli si trovò sotto l’influsso dei movimenti di riforma e del cristianesimo. Egli aveva ricevuto una buona istruzione in sanscrito e in inglese. Venne a stretto contatto con diverse personalità eminenti del Rinascimento induista, come Sri Ramakrishna, Vivekananda, e così via. Nel 1888 egli lesse il libro Catholic Belief (La fede cristiana) di Bruno e questo fu un punto cruciale nella sua vita. Il 26 febbraio 1891 abbracciò il cristianesimo ricevendo il battesimo e il 1° settembre del medesimo anno divenne monaco prendendo il nome di Theophilus.
La sua nuova fede gli diede il coraggio di diventare il primo cristiano a cantare le lodi della Trinità – Saccidanandam – nel linguaggio sacro dei Rsis. Il suo intenso desiderio era di riuscire a portare tutta l’India alla Santa Chiesa Cattolica. Per realizzare questo egli fece ricorso a vari sadhanas (mezzi) induisti-cristiani. Fondò un giornale cattolico chiamato Sophia (1894), che portava avanti uno studio comparato dell’induismo e del cristianesimo. Nel dicembre 1894, egli scriveva su Sophia:
Ho adottato la vita di un Bhikshu (mendicante) Sannyasi. La pratica prevalente nel nostro paese è di adottare un nuovo nome insieme con l’adozione di una vita religiosa. Di conseguenza, ho adottato un nuovo nome… Il mio nuovo nome è Upadhyaya Brahmabandhav.
Egli era convinto che il pensiero indiano avrebbe potuto essere reso utile per il cristianesimo allo stesso modo che il pensiero greco lo era stato per l’Europa… Le verità dei filosofi induisti potevano essere “battezzate” e utilizzate come gradini per la fede cattolica… I vestiti europei della religione cattolica dovevano essere messi da parte il più presto possibile.
Upadhyaya aveva grandi speranze nello stile di vita dell’ashram per la evangelizzazione dell’India. Era convinto che solo i sannyasins avrebbero potuto presentare effettivamente il cristianesimo in India. Egli scriveva:
La vita monastica è straordinariamente congeniale al suolo dell’India. In questa epoca di materialismo, in cui la vita contemplativa viene disprezzata, l’India è ancora tutta punteggiata di monasteri. Sulla cima delle montagne, nelle vallate, nelle radure delle foreste, sulle rive dei fiumi e nel cuore di antiche città si possono trovare degli ashram. La vita ascetica dei sannyasins è notevole…
Con la benedizione del vescovo di Nagpur, egli iniziò un ashram sulle rive del Narmada, vicino a Jabalpur nel 1899. Lì, lui e i suoi compagni condussero una vita semplice e disciplinata. Essi andavano alla questua per il cibo e occupavano tutta la loro giornata nella preghiera, nello studio e nella contemplazione. Egli previde due tipi di sannyasins: quelli contemplativi e quelli itineranti: i contemplativi dovevano contribuire allo sviluppo di una Teologia cristiana indiana mediante il loro pensiero e la loro esperienza, e i sannyasins itineranti dovevano predicare il Vangelo e compiere i servizi sociali.
Dopo qualche mese, Upadhyaya ricevette un rifiuto di approvazione da parte dell’autorità ecclesiastica per il suo ashram. Il Delegato Apostolico di quell’epoca era contrario ai suoi programmi di indianizzazione.
Motivazioni per il movimento degli ashram cristiani
1. Crisi dell’Evangelizzazione.
2. Conversione dell’élite.
3. Ricerca di una identità indiana della Chiesa.
Eventi che hanno promosso il movimento degli ashram
1. Il Concilio Vaticano Secondo. Anche prima del Concilio, c’erano due ashram cattolici: Saccidananda Ashram di Kulithalai (1950) e Kurisumala Ashram(1957). Entrambi questi ashram sono alla ricerca di una identità indiana per il Sannyasa cristiano.
2. L’All India Seminar (Seminario di tutta l’India) del 1969 era orientato dallo spirito del Vaticano II.
3. Come raccomandato dal Seminario, anche la C.B.C.I. (Conferenza dei Vescovi Cattolici dell’India, 1970) diede il suo sostegno al Movimento Ashram.
4. La Theological Conference di Nagpur su «Mission Theology and Dialogue» (1971).
5. Lo «Statement of the All India Consultation on Ashram» (Il Decreto sulla consultazione sull’ashram in tutta l’India, dal 7 all’11 giugno 1978).
Ashram cristiani selezionati
1. Christukula Ashram (Famiglia di Cristo): il 7 marzo 1921, il Dr. Savarirayan Jesudason insieme con il Dr. Ernst Forrester Paton iniziarono questo ashram a Tirupattur (circa 140 miglia a sud ovest della città di Chennai). Questo fu il primo grande ashram protestante del XX secolo. Era un ashram nello stile di Gandhi. Lo scopo principale dell’ashram era «la crescita nella vita spirituale».
2. Christa Prema Seva Ashram: venne fondato a Pune nel 1927 da un anglicano, P. Jack Winslow, con il nome Christa Prema Seva Sangha. Venne chiuso intorno al 1961. Venne riaperto nel 1972 come una comunità ecumenica femminile, composta dalle Sisters of the Anglican Community of St. Mary the Virgin e dalla Roman Catholic Society of the Sacred Heart of Jesus del Sophia College, di Bombay, come un’avventura sperimentale di fede. È il primoashram ecumenico con questo spirito e questo stile di vita. Il suo scopo è di vivere il Vangelo secondo la vita e l’esperienza indiana.
3. Saccidananda Ashram, Kulithalai: È il primo ashram cattolico moderno. Venne fondato il 21 marzo 1950, sulle rive del fiume Kaveri vicino a Kiluthalai, da due monaci benedettini francesi: Jules Monchanin e Henri Le Saux. Dapprima essi lo denominarono “Ashram Benedettino Indiano”. Quando accettarono lo stile dell’ashram indiano, entrambi cambiarono il loro nome: Swami Parama Arupianandam e Abhishiktananda. Entrambi erano molto istruiti e molto ben disposti verso la migliore spiritualità induista. Essi vennero profondamente influenzati da Brahmabandhav e da Ramana Maharshi. Vestivano come monaci induisti e prendevano solo cibi vegetariani. Saccidananda Ashram è conosciuto anche come “Santivanam”. Colui che sarebbe poi divenuto Acarya Bede Griffiths (Swami Dayananda) affermava che lo scopo dell’ashram era di stabilire una forma di vita contemplativa basata sulle tradizioni del monachesimo cristiano e del sannyasa induista.
4. Kurisumala Ashram: È un ashram cattolico di Rito Orientale (siro-malankarese) nel Kerala. Fa risalire la sua origine a due monaci: il cistercense Francis Acharya e il benedettino Bede Griffiths. Il monastero prende il suo nome da Kurisumala (la collina della croce), una montagna sulla catena del Kerala, alle pendici della quale il monastero è collocato.
Secondo Francis Acharya, «la tradizione monastica orientale era stata scelta perché la si sentiva più vicina alle forme indigene di monachesimo e si sarebbe prestata perciò in modo più naturale all’assimilazione dell’eredità ascetica e contemplativa dell’India». I monaci decisero di adottare l’abito color zafferano dei sannyasa indiani e di seguire per quanto possibile le usanze di un ashram induista.
Fin dal principio, Kurisumala attirò delle persone da parti lontane dell’India e dall’estero. Ricercatori sia cristiani che non-cristiani scoprirono qui una via di verità e un orientamento di vita che provocava sollievo mediante la preghiera e la meditazione. L’ashram serve come santuario di rinnovamento spirituale per molti sacerdoti, religiosi e religiose e laici. Gli abitanti dell’ashram accolgono con calore i visitatori e condividono con essi il loro semplice stile di vita.
5. Anjali Ashram: Fondato il 15 agosto 1979 da P. Amalorpavadass, come un centro di dialogo e un luogo di preghiera e di meditazione.
Questa è una espressione del simbolo Anjali: offre pienezza a tutti coloro che vengono e riceve la medesima pienezza dalla fonte della pienezza… Perciòanjali ashram fa emergere la pienezza che è nel cuore di ogni persona, nel cuore di ogni comunità e nel cuore dell’Universo nella coscienza di Colui che è la pienezza stessa (purnam)Anjali Ashram, come qualsiasi ashram, vorrebbe essere una incarnazione di tutti gli ideali della spiritualità indiana in termini di stile di vita. Esso è impegnato nella preghiera e nel servizio. È aperto a tutti, uomini e donne di qualsiasi convinzione, che vengano alla ricerca della pace e della illuminazione.
Quadro emergente dell’ashram Cristiano
Ci sono vari fattori che lo influenzano e lo ispirano. Ci sono elementi dell’antica tradizione degli ashram indiani come pure del monachesimo cristiano.
Contesto della vita dell’ashram
1. Collocazione: Molti ashram e monasteri dell’antica India erano situati sulla cima di colline o sulle rive di fiumi. Molti ashram cristiani sono situati nella medesima maniera.
2. Stile di vita: Semplicità, cibi vegetariani, ospitalità, ecc.
3. Sistemazione strutturale: L’ashram in senso tradizionale non ha una struttura, non ha finanze, non ha beni. L’insicurezza finanziaria è una sfida per gliashram cristiani.
4. Ruolo del Guru: In un ashram cristiano, Gesù è il Paramaguru (Guru Supremo) o il Sadguru. In pratica, tuttavia, sono necessarie delle guide spirituali umane. Spesso sono proprio i gurus viventi che attirano molti all’ashram.
5. Carattere dialogico: Questo carattere mantiene un ashram in stretto contatto con il popolo. L’ashram cristiano è un segno del dialogo tra induismo e cristianesimo o il centro dell’in­con­tro tra Est e Ovest.
Contenuto della vita dell’ashram
1. Vita di preghiera.
2. Esperienza di comunità.
3. Creatività – Inculturazione, indigenizzazione…
4. Impegno sociale.
Vorremmo concludere con una breve descrizione degli ideali dell’ashram cristiano come viene offerta da D. S. Amalorpavadas, sulla base della dichiarazione della All India Consultation sulla vita degli ashram:
Tutti gli elementi della Spiritualità Indiana sono in un certo senso sintetizzati e istituzionalizzati in ciò che viene denominato ashram. È l’incarnazione di tutti gli ideali della Spiritualità Cristiana Indiana in termini di stile di vita. È uno stato o luogo di intensa ed elevata ricerca spirituale dell’Assoluto da parte di tutto un gruppo di persone e sotto la guida di un guru (riconosciuto dagli altri come una persona consacrata a Dio e di profonda esperienza spirituale). È un luogo in cui la gente può, al di sopra di tutto, fare esperienza di Dio e vivere in una coscienza sempre più profonda della sua presenza. Questo viene promosso mediante la rinuncia e il distacco, in una atmosfera di silenzio, di pace e di gioia. In un ashram il primato viene attribuito alla ricerca incessante seguendo un marga e praticando sadhanas, esercizi spirituali specificamente indiani. Lo stile di vita qui è necessariamente semplice, in conformità con la tradizione e con il contesto indiani e come espressione genuina di una vita di contemplazione. È dedito alla preghiera e/o al servizio. È aperto a tutti e accoglie volentieri uomini e donne di qualsiasi idea, stato o razza che vengano alla ricerca di pace e di illuminazione. Gli abitanti dell’ashram sono perciò veramente poveri e si qualificano come privi di potere e senza parola. E tuttavia essi hanno una forza spirituale e morale e il loro stile di vita è più eloquente della loro voce. (Indian Christian Spirituality, pp. 158-159).
www.vidimusdominum.org
Saccidananda Ashram
Shantivanam - Thannirpalli P.O. - Kulithalai 739107
Karur District; Tamil Nadu; South India
tel +91 4323 22260; fax +91 4323 22280
e-mail: saccidananda@hotmail.com

(ordine benedettino-eremiti camaldolesi)

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