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sábado, 8 de junio de 2013

San Liberatore alla Maiella


San Liberatore alla Maiella a Serramonacesca
Il monastero di S. Liberatore fu innalzato nel 1019 da parte del monaco benedettino Teobaldo in una valle isolata dell'Alento, sulla Maiella. Nel 1080 la chiesa venne rinnovata da parte dell'abate di Montecassino Desiderio. Dopo secoli di abbandono la chiesa è stata riportata alle sue forme originarie.
La facciata è a tre salienti ed è divisa in due parti. Quella inferiore, aperta da tre portali, presenta snelli archi ciechi su semicolonne; quella superiore, con tre monofore ed un oculo, è scandita da lesene piatte.
I portali sono di ripo benedettino, molto semplici nella struttura e nella decorazione.
Il portale centrale ha i piedritti decorati con tralci eseguiti in maniera grossolana con un rilievo piatto.
Sull'architrave due felini si affrontano.
L'archivolto presenta due ghiere decorate a palmette.
Sostanzialmente uguali sono i portali laterali, a parte per le dimensioni leggermente inferiori.
Diversi scultori hanno lavorato per scolpire i portali, a cavallo dell'anno 1100. I motivi decorativi hanno un'ascendenza orientale e possono essere trovati nei codici cassinesi del tempo.
Gli spioventi della facciata sono delimitati da archetti poggianti su piccoli peducci decorati con fiori ed altri motivi geometrici.
Il lato settentrionale presenta delle monofore solo sulle fiancate della navata centrale e due portali non decorati che conducevano agli edifici del monastero.
Il prospetto orientale è caratterizzato da tre cilindri absidali aperti da monofore a triplice risalto. La superficie dei cilindri è liscia ed è delimitata in alto da archetti pensili.
Gli archetti, che mantengono i peducci solo nell'abside centrale, sono sormontati da una fascia a motivi classici, elemento unificante in quanto molto utilizzato soprattutto nell'interno.
Il fianco meridionale, addossato al pendio, ha qualche rara finestra anche sui muri delle navatelle.
Su questo lato, staccato dal corpo della chiesa, si eleva il campanile, di tipo lombardo, con i piani evidenziati da cornici e con le aperture che crescono di numero con l'altezza.
Gli archivolti di alcune finestre sono decorati, come pure i peducci degli archi pensili del primo livello.
Di grande armonia è l'interno basilicale, a tre navate su pilastri e con copertura a capriate. Le attuali ampie finestre rinascimentali illuminano più del dovuto la chiesa.
Le navatelle dovevano avere una coperura piana come testimoniano le sedi delle travature. Probabilmente l'intero presbiterio era coperto da volte.
I capitelli dei pilastri riprendono temi classici (cordoni, ovuli, dentelli) come ulteriore elemento volto a confermare l'obiettivo cassinese di recupero della tradizione classica.
Come eccezione, uno dei capitelli presenta un lato decorato da un motivo ad anelli incatenati.
Le due semicolonne ai lati dell'abside hanno capitelli derivati grossolanamente dal tipo corinzio.
Nella navata sinistra si apre un portale originariamente utilizzato per l'accesso agli edifici del monastero.
Si tratta del portale più antico con decorazioni inteeresanti.In particolare l'architrave presenta uno degli esempi più vecchi di fiori in altorilievo, caratteristici della scultura abruzzese.
Ad uno dei pilastri destri è appoggiato un ambone ricomposto con i frammenti rimasti. Si tratta di un esempio del tipo "a cassa", poggiante su quattro colonne. Sopravvive solo uno dei capitelli, di tipo corinzio.
I frammenti rimasti consentono di assegnare l'ambone alle stesse maestranze di S. Clemente a Casauria, almeno per quello che riguarda nei capitelli e nelle cornici. La data di esecuzione può pertanto essere intorno al 1180.Il nostro si differenzia soprattutto per i soggetti dei pannelli.
Nei pannelli frontali un grifone ed una coppia di uccelli dividono lo spazio con eleganti tralci terminanti in fioroni.
Sul fianco verso l'ingresso rimane un solo pannello decorato con un fiorone che si espande in tralci rigogliosi.
L'architrave presenta un tralcio abitato di animali reali ed immaginari.
Su una parte della navata è stato ricomposto il paimento cosmatesco, risalente al '200, che era stato trasferito nella parrocchiale di Serramonacesca.

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