PROGETTO STILI DI VITA (Camaldolesi)
I monaci di Camaldoli stanno perseguendo un ritorno alla sobrietà accompagnati dall’ Ufficio degli Stili di Vita.
UNA DIFFICILE SOBRIETA’
UNA DIFFICILE SOBRIETA’
1- Trasformazioni economiche e sfide sociali e spirituali
Il Capitolo generale si è sentito sollecitato dalle provocazioni contenute nella relazione di Stefano Zamagni intorno a Sobrietà e solidarietà tra le comunità della congregazione e con i poveri[1].
Il tema della sobrietà di vita non è nuovo nella riflessione e nella prassi delle nostre comunità (cf Cap. Gen. 1999, Direttive Pastorali, V – Sobrietas – Elected simplicity). Oggi tuttavia si propone in termini più complessi e con esigenze e prospettive più ampie e più cogenti.
Oggi nelle società opulente l’idea di sobrietà sembra non avere casa, mentre peraltro continuano ad abitarvi isole sempre più crescenti di autentica povertà che non possono non esigere la nostra attenzione; e il fatto stesso che alcune nostre comunità si situano laddove la povertà anche più radicale è condizione comune ci costringe a non trascurare questo orizzonte come riferimento con cui valutare l’autenticità della nostra vita e della nostra fraternità. Questi dati ci spingono a ripensare la comprensione che le nostre comunità hanno di se stesse, del loro stile di vita e delle relazioni con le diverse società umane in cui vivono.
Si impone un nuovo modo di concepire e vivere la povertà e la solidarietà, in cui la ricerca spirituale e l’ascolto dell’”oltre” diano nuovo respiro a un autentico umanesimo cristiano, radicato nella storia e aperto al mistero di Dio.
La nuova e difficile sobrietà cui siamo chiamati, prima di costituire un criterio di saggezza nell’uso discreto dei beni materiali, deve dunque segnare il modo di essere persone e comunità, e lo stile con cui ci rapportiamo all’altro ad ogni livello.
In questo orizzonte si possono ragionevolmente anche ampliare i criteri di valutazione della vita materiale delle comunità monastiche dal bilancio dei loro beni economici e delle loro attività produttive a quello dei “beni intangibili” che ne costituiscono il senso ultimo e ne danno i criteri di gestione.
Occorre inoltre essere consapevoli che uno stile di sobrietà intelligente e creativa, nella più ampia accezione sopra ricordata, esercita un impatto molto significativo nel processo di iniziazione monastica dei nuovi candidati e nell’immagine che diamo di noi stessi a coloro che si avvicinano alle nostre case.
Il Capitolo generale si è sentito sollecitato dalle provocazioni contenute nella relazione di Stefano Zamagni intorno a Sobrietà e solidarietà tra le comunità della congregazione e con i poveri[1].
Il tema della sobrietà di vita non è nuovo nella riflessione e nella prassi delle nostre comunità (cf Cap. Gen. 1999, Direttive Pastorali, V – Sobrietas – Elected simplicity). Oggi tuttavia si propone in termini più complessi e con esigenze e prospettive più ampie e più cogenti.
Oggi nelle società opulente l’idea di sobrietà sembra non avere casa, mentre peraltro continuano ad abitarvi isole sempre più crescenti di autentica povertà che non possono non esigere la nostra attenzione; e il fatto stesso che alcune nostre comunità si situano laddove la povertà anche più radicale è condizione comune ci costringe a non trascurare questo orizzonte come riferimento con cui valutare l’autenticità della nostra vita e della nostra fraternità. Questi dati ci spingono a ripensare la comprensione che le nostre comunità hanno di se stesse, del loro stile di vita e delle relazioni con le diverse società umane in cui vivono.
Si impone un nuovo modo di concepire e vivere la povertà e la solidarietà, in cui la ricerca spirituale e l’ascolto dell’”oltre” diano nuovo respiro a un autentico umanesimo cristiano, radicato nella storia e aperto al mistero di Dio.
La nuova e difficile sobrietà cui siamo chiamati, prima di costituire un criterio di saggezza nell’uso discreto dei beni materiali, deve dunque segnare il modo di essere persone e comunità, e lo stile con cui ci rapportiamo all’altro ad ogni livello.
In questo orizzonte si possono ragionevolmente anche ampliare i criteri di valutazione della vita materiale delle comunità monastiche dal bilancio dei loro beni economici e delle loro attività produttive a quello dei “beni intangibili” che ne costituiscono il senso ultimo e ne danno i criteri di gestione.
Occorre inoltre essere consapevoli che uno stile di sobrietà intelligente e creativa, nella più ampia accezione sopra ricordata, esercita un impatto molto significativo nel processo di iniziazione monastica dei nuovi candidati e nell’immagine che diamo di noi stessi a coloro che si avvicinano alle nostre case.
2- Tracce per un cammino di sviluppo.
Come possiamo contribuire a costruire stili di vita, relazioni ed economie sostenibili nel segno della sobrietà?
Ogni cultura, paese e comunità deve sviluppare da sé i modi più appropriati. Qui indichiamo alcuni orientamenti di massima e alcuni esempi che in parte sono già in atto in varie comunità e che incoraggiamo a sviluppare ulteriormente.
Come possiamo contribuire a costruire stili di vita, relazioni ed economie sostenibili nel segno della sobrietà?
Ogni cultura, paese e comunità deve sviluppare da sé i modi più appropriati. Qui indichiamo alcuni orientamenti di massima e alcuni esempi che in parte sono già in atto in varie comunità e che incoraggiamo a sviluppare ulteriormente.
1- Crediamo opportuno richiamare l’attenzione a un oculato contenimento di ogni tipo di eccesso, non solo economico ma anche relazionale, nei confronti di se stessi, dei confratelli, come degli ospiti.
Un’attenzione particolare alla sobrietà va posta da ciascuno nell’uso dei mezzi di comunicazione, oggi resi facilissimi nel loro accesso anche nella cella monastica grazie agli sviluppi della tecnologia. La responsabilità personale é la risorsa determinante nel trovare quel sano equilibrio tra uso di strumenti di lavoro, esigenza di informazione e necessario riserbo, che solo può sostenere quello spazio di libertà interiore e quella purezza di cuore in cui fiorisce la dimensione contemplativa del monaco e della monaca e il colloquio orante con Dio. Si curi per questo un’adeguata educazione all’uso oculati di tali mezzi
Da questo silenzio fecondo nasce ogni parola autentica e la giusta misura della comunicazione. Gli ospiti non vengano sovraccaricati di proposte e risposte. Siano lasciati loro tempi di quiete e di sedimentazione, utili per l’ascolto interiore di sé e per generare domande esistenziali. Si procuri pertanto di avviare un attento e saggio riesame degli stili di ospitalità che permettano una fruizione consapevole, costruttivamente sobria, delle realtà spirituali, culturali e ambientali di cui possiamo godere e che possiamo a nostra volta offrire.
Un’attenzione particolare alla sobrietà va posta da ciascuno nell’uso dei mezzi di comunicazione, oggi resi facilissimi nel loro accesso anche nella cella monastica grazie agli sviluppi della tecnologia. La responsabilità personale é la risorsa determinante nel trovare quel sano equilibrio tra uso di strumenti di lavoro, esigenza di informazione e necessario riserbo, che solo può sostenere quello spazio di libertà interiore e quella purezza di cuore in cui fiorisce la dimensione contemplativa del monaco e della monaca e il colloquio orante con Dio. Si curi per questo un’adeguata educazione all’uso oculati di tali mezzi
Da questo silenzio fecondo nasce ogni parola autentica e la giusta misura della comunicazione. Gli ospiti non vengano sovraccaricati di proposte e risposte. Siano lasciati loro tempi di quiete e di sedimentazione, utili per l’ascolto interiore di sé e per generare domande esistenziali. Si procuri pertanto di avviare un attento e saggio riesame degli stili di ospitalità che permettano una fruizione consapevole, costruttivamente sobria, delle realtà spirituali, culturali e ambientali di cui possiamo godere e che possiamo a nostra volta offrire.
2- L’uso di energia rinnovabile come quella ottenuta dallo sfruttamento dell’acqua, del sole o delle biomasse (legna) è una realtà già esistente che permette un notevole risparmio economico ed un enorme vantaggio ecologico. Si invitano le comunità, là dove è possibile, a studiare l’ipotesi di installare ex novo o di incrementare dette forme di approvvigionamento energetico.
3. Per quanto concerne comportamenti ecosostenibili ricordiamo l’importanza di una razionale raccolta differenziata dei rifiuti da attuarsi indipendentemente dall’obbligo imposto dalle varie amministrazioni locali. Per il trasporto si consiglia di razionalizzare l’uso dei mezzi privati, privilegiando, là dove è possibile, quelli a combustibile non derivante dalla lavorazione del petrolio; ridurre lo spreco di acqua e di energia elettrica, favorire il riciclaggio di materiali.
4. Per quanto concerne la finanza etica ogni comunità dia precise indicazione a coloro che si occupano della gestione dei fondi finanziari perché siano seguite procedure di investimento corrette dal punto di vista etico e finanziario. Comunque le comunità assicurino anzitutto che i propri dipendenti ricevano correttamente salari, stipendi, assicurazioni previsti dalle leggi locali e che ne garantiscano una dignitosa esistenza.
5. Per il consumo critico, negli acquisti tenere presente i criteri di sostenibilità e solidarietà oltre che favorire preferibilmente produttori locali, privilegiando il consumo di prodotti alimentari di stagione. Inoltre, come già avviene in alcune comunità, sostenere in vario modo il commercio equo-solidale. E’ prevedibile che questo comporti un certo costo maggiore che merita di essere sostenuto.
6. In alcune nostre case sono già in atto forme di boicottaggio consapevole verso multinazionali o ditte eticamente compromesse. Le comunità valutino la possibilità di utilizzare questo importante mezzo di protesta verso aziende che non garantiscono la dignità del lavoro, il rispetto dei diritti umani e la salvaguardia dell’ambiente.
7. Riesaminare i criteri con cui in alcune comunità attualmente si distribuiscono con generosità fondi a sostegno di iniziative di promozione economica e sociale nei paesi in via di sviluppo, ed eventualmente creare qualche forma di coordinamento tra le comunità stesse per risultare più efficaci nell’opera intrapresa.
8. Promuovere un’educazione appropriata dei propri membri e degli altri verso queste nuove sensibilità attraverso gli strumenti culturali e di comunicazione di cui ciascuna comunità dispone, come pubblicazioni proprie, diffusione di materiali idonei nelle proprie librerie, ecc.
Per le necessarie informazioni su queste tematiche a livello teorico e pratico, invitiamo a creare un “centro raccolta dati” che, avvalendosi della collaborazione di associazioni già da anni impegnate su questa linea, possa regolarmente informare tutte le comunità interessate.
Incoraggiamo le comunità a sviluppare il cammino intrapreso, consapevoli che un’autentica esperienza di comunione e di comunicazione vissuta nel cuore della relazione con il Signore e con i fratelli e le sorelle, e una coscienza rinnovata del nostro inserimento nella rete globale della comunicazione, possono dare al nostro vissuto e alla nostra parola la forza vitale di una testimonianza credibile della novità dell’evangelo.
[1] Le idee esposte a braccio dal prof. Zamagni in assemblea capitolare sono più organicamente esposte nel suo recente libro Economia civile, Bologna, Il Mulino, 2004.
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